venerdì 25 luglio 2008

RIMEMBRANZE...NON FIORI MA ETICA MORALE

Pubblico un pezzo che ho scritto per Qui Campobello Libera ma che non vedra' mai la luce;
incomprensioni, giuste o sbagliate che siano fa niente, scrivero' su questo blog tutto quello che mi girera' per la testa, evitando polemiche con amici e conoscenti.
Non mi credo un eroe, mi credo una persona con una normalissima voglia di legalita' e giustizia, forse troppo per vivere qui... .

Il 19 luglio di 16 anni fa, in un'attentato in via d'Amelio a Palermo, perdevano la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta.
Da sempre impegnato nella lotta contro la mafia, pochi giorni prima dell'attentato che gli sarebbe costata la vita aveva parlato della sua condizione di “condannato a morte”.
Naturalmente ( e giustamente ), come ogni anno non sono mancate manifestazioni di solidarieta', corone di fiori, attestati di vicinanza alla famiglia e soprattutto tante sfilate di politici e alte cariche dello Stato.
In Italia la memoria collettiva tende spesso alla labilita', ma qualcuno ancora ricorda, ricorda il passato di certi uomini politici in affari proprio con quei mafiosi tanto osteggiati da Borsellino.
Prendiamo il Presidente del Senato Renato Schifani, onnipresente alle manifestazioni contro la mafia negli anni ottanta ha fatto parte della Siculabrokers, una societa' di brokeraggio assicurativo assieme al futuro boss di Villabate, Nino Mandala', poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
E il ministro della giustizia Angelino Alfano, prima di sprecare il fiato per esprimere solidarieta', non farebbe meglio a prendere le distanze da certi suoi compagni di partito che con la mafia sono andati, o continuano addirittura ad andare a braccetto?
Parliamo di Marcello Dell'Utri (braccio destro di Berlusconi), condannato in primo grado a 2 anni per estorsione mafiosa; condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
(fonte: “Se li conosci li eviti” di Travaglio-Gomez).
Una seria antimafia è la conseguenza di una serie di comportamenti concreti, e non relegata a qualche frase di circostanza di fronte ad una selva di microfoni pronta a raccogliere ogni minima “ minchiata” del politico di turno.
Perche' la stragrande maggioranza di questa attuale classe politica, non riesce a fare una volta per tutte nomi e cognomi del malaffare, invece di menarla con la solita solfa , secondo la quale lo Stato combatte incessantemente il sistema mafioso? Forse perche' molti di loro stanno seduti in parlamento grazie a qualche “Amico particolare”, a cui devono renderne conto?
Non limitiamoci alla lacrimuccia davanti alla solita fiction che ricorda uno dei tanti morti ammazzati dalla mafia; I morti ricordiamoli si, ma ricordiamoli da vivi, ricordiamo le loro parole, I loro modo di vivere, fatto di legalita' e giustizia, e opponiamoci al puzzo del compromesso morale, dei favoritismi e della “buona parola”.
Riportiamo qui di seguito una parte del discorso di Paolo Borsellino all'Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa il 26/01/1989, ma sempre attualissimo.
“L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”.
IN MEMORIA DI PAOLO BORSELLINO...EROE SICILIANO

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